Seconda Lettera alla Comunità
21 marzo 2020
Primo giorno di primavera
Carissimi tutti,
in questi giorni difficili, condividiamo con voi alcune riflessioni nel desiderio di essere vicini gli uni agli altri… la vostra premura e preghiera la sentiamo.
Non è facile dire qualcosa a ciascuno. Da un lato, infatti, ci sentiamo tutti sulla stessa barca: la preoccupazione per noi stessi e per le persone a cui vogliamo bene, la possibilità del contagio, l’incertezza dei prossimi giorni, l’impegno responsabile dello stare in casa… sono cose che ci rendono tutti più umani, più uguali e forse più vicini, anche con le persone normalmente distanti da noi per mille motivi.
Questa consapevolezza di essere come gli altri ci sembra preziosa, non scontata e da custodire.
D’altra parte siamo anche coscienti delle situazioni molto diverse che toccano le nostre vite. Ci sono infatti persone che possono vivere questo tempo come occasione per fermarsi, per gustare la casa e soprattutto le relazioni, per leggere, giocare, seguire maggiormente figli e nonni, pregare insieme; ci sono famiglie che hanno ammalati di Coronavirus in forme clinicamente rilevanti, che vivono la dolorosissima solitudine e distanza dai loro cari; ci sono famiglie che già vivevano altre condizioni di fragilità (disabili, malati oncologici, psichiatrici, dializzati, demenze, etc…) e hanno la quotidianità ulteriormente appesantita e complicata; ci sono famiglie in cui ci sono tensione e incomprensione, che verranno messe alla prova dalla convivenza forzata; ci sono famiglie con operatori sanitari che stanno lavorando il doppio togliendo tempo ai propri cari e vivendo grandi preoccupazioni; infine ci sono famiglie che si trovano nell’incertezza rispetto al lavoro con conseguenti difficoltà economiche e poi ci sono tante persone sole… Queste poi non sono condizioni statiche: non tutti i giorni sono uguali e ognuno ha i suoi momenti down; a volte ci si sostiene a turno, a volte ci si contagia in negativo, ma ci sono anche delle belle scoperte.
Andrà tutto bene? Non lo sappiamo, forse non per tutti. Se essere ottimisti ci aiuta, proviamoci, ma forse ci è chiesto anche altro. Questa pandemia come tante altre malattie o situazioni di dolore fisico e psicologico non ha un senso scritto sulla scatola al momento della consegna, è piuttosto una pagina bianca sulla quale cominciare a scrivere, un pacco da scartare un po’ alla volta e provando a mettere insieme pezzo per pezzo. Ci stiamo provando anche noi e con molta umiltà vi consegniamo qualche semplice pensiero, qualche pezzo di questo puzzle, soprattutto per ciò che riguarda la vita spirituale e di comunità.
Una Quaresima più vera e più comunitaria
La coincidenza dell’inizio della quarantena con la “quarantina” quaresimale ha ridato valore al tempo della Quaresima. Questo tempo forte, che rischia di indebolirsi sempre più o di essere vissuto come una pratica personale, quest’anno, nonostante la privazione di tanti luoghi, appuntamenti e opportunità, è vissuto da tanti con più attenzione, con maggior fedeltà alla preghiera e forse con una percezione comunitaria molto viva. Davvero come Gesù siamo stati condotti in questo deserto e come lui proviamo ad attraversarlo e a vincere le tentazioni attraverso la relazione con il Padre e con i fratelli. Questa situazione ha messo in moto molta voglia di sentirsi, di raggiungersi, di esprimere la vicinanza anche in modi creativi e non ordinari. Si condividono pensieri, tracce e iniziative di preghiera; ci si sente in cammino verso una resurrezione ancora più attesa.
Le Chiese vuote e le case luoghi sacri
Certamente è una sofferenza non poter andare in chiesa e radunarci per l’eucarestia. Sicuramente riprenderemo a celebrare con più gioia e consapevolezza. Una persona alcuni giorni fa ci scriveva: Stamattina ero a Scandiano e volevo chiedervi di poter fare la comunione, visto che non vi ho trovato mi sono incamminata verso casa. Nel tragitto ho pensato che oggi sarò io l’eucarestia: quel pane spezzato che fa comunione, quel “date loro VOI STESSI da mangiare” che fa miracoli e toglie anche la sete. Questo digiuno dall’eucarestia, questo sacrificio, proverò in questi giorni di Quaresima a farlo diventare un’occasione per fare qualcosa di eucaristico ogni giorno. E proverò a farlo in memoria di Lui, come ci ha detto. Cercavo l’eucarestia perché cercavo un po’ di conforto in un momento di fatica… pregherò di più perché il Signore è sempre con me e il suo conforto c’è sempre… E magari in questa quaresima mi converto!
Il Signore si incammina verso le nostre case, si intrattiene con noi, come presso il pozzo della Samaritana, nel Vangelo di domenica scorsa.
Oggi può essere il tempo di una più grande intimità: il Signore ci chiama ad una confidenza unica, vera e profonda con Lui, nelle nostre case, luogo dove siamo o cerchiamo di essere il più possibile noi stessi.
Forse stiamo riscoprendo l’aspetto sacerdotale del nostro battesimo nell’offrire la nostra quotidianità, nel vivere alla sua presenza, nell’intercedere per gli altri e nella preghiera in famiglia.
Dal fare all’essere In questo tempo in cui il “fare” perde i suoi riferimenti e la sua consistenza, siamo chiamati ed“essere”, abbiamo la possibilità di scoprire chi siamo realmente, le qualità umane che il Signore ha posto in noi e che neppure la quarantena può spegnere, anzi, che può solo rivelare di più.
Dal fare all’essere.
Anche per noi sacerdoti questo tempo è come un setaccio: il fermarsi delle
attività parrocchiali mette in luce ciò che rimane, quello che siamo davanti a Dio e alle comunità, spogliati dal “fare”. E qui si apre una domanda: libero dal “devo fare” cosa scelgo di fare?. In questo tempo diverso (per molti più dilatato) viene fuori cosa è importante, cosa desidero e quindi chi sono veramente.
Anche come comunità per almeno due mesi non faremo più incontri, riunioni, formazioni eppure forse stiamo andando al sodo nella nostra quotidianità cercando di ascoltare la Parola, di pregare, di vivere l’attenzione reciproca. Di una cosa sola c’è bisogno, diceva Gesù a Marta… chissà se ci ricorderemo che esiste anche una pastorale più leggera ed essenziale?
Ecco forse queste piccole tre cose, insieme alle tante che crescono dentro di voi, possono essere quel senso aggiunto che proviamo dare a questa situazione. Forse il senso aggiunto è la nostra conversione, non in senso moralistico, ma come ritorno alla verità di noi stessi. Il Signore ci aiuti a rimanere in ascolto.
Sul sito trovate un piccolo commento quotidiano alle letture preparato dai sacerdoti. Sempre sul sito della Pieve (www.pievescandiano.it) trovate una traccia per la preghiera da vivere in casa nel giorno del Signore e altri spunti di riflessione e aggiornamenti. Vedremo come organizzarci per la Settimana santa
Il calendario delle prossime trasmissioni (liturgiche e non) curate dalla Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla si potrà consultare al seguente link: Dociesi di Reggio Emilia
Nel giorno di San Giuseppe (sfoggiando di nascosto la Chiesa) vi abbiamo ricordato tutti nell’Eucarestia e quotidianamente lo facciamo nella preghiera. Preghiamo tanto per tutti gli ammalati, per le persone che non possono star loro vicine e per il personale sanitario che si trova sulle spalle un carico professionale e umano grandissimo.
Un abbraccio
i vostri don