Pensiero sulle letture del 2 aprile
Prima Lettura
Dal libro della Genesi (Gen 17,3-9)
In quei giorni Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui:
«Quanto a me. ecco la mia alleanza è con te:
diventerai padre di una moltitudine di nazioni.
Non ti chiamerai più Abram,
ma ti chiamerai Abramo,
perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.
E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio».
Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 104
Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanzai
Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.
Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: ”È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Nelle letture di oggi, ma anche dei giorni scorsi, rimbalza un nome a noi conosciuto: Abramo.
Egli è considerato padre della fede. Il suo nome significa: padre di una moltitudine di nazioni.
In alcuni dialoghi che troviamo nel Vangelo, in modo particolare nelle dispute che Gesù ha con i giudei osservanti, Abramo è citato come criterio per porre un giudizio e arrivare alla verità, al nocciolo delle questioni affrontate.
Nel testo del Vangelo di oggi Gesù cita Abramo in due affermazioni. Riferendosi ai giudei dice: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia!” Quando Abramo ha visto il giorno di Gesù ed ha esultato?
Se leggiamo la sua storia, ma anche solo se ci mettiamo in ascolto della prima lettura, possiamo intuire che Abramo ha visto il giorno di Gesù quando è stato nella promessa di Dio. Le promesse di Dio hanno a che fare con Gesù perché sono sempre promesse di vita. “Ti renderò molto, molto fecondo, ti farò diventare nazioni…la terra in cui sei forestiero la darò a te!”
Questa è la promessa,
la promessa è fecondità e terra,
la fecondità e la terra sono vita,
la vita è Gesù,
Gesù è l’alleanza sancita per sempre e da sempre con l’essere umano.
Forse per questo, sempre nel Vangelo, Gesù afferma: “prima che Abramo fosse, io Sono”.
Ci stiamo avvicinando alla Settimana Santa, dove ripercorreremo gli eventi dell’alleanza definitiva che Dio ha sancito con l’umanità e con ciascuno di noi.
Dio ti promette fecondità, terra, vita.
Tanto grande è la sterilità, tanto più grande è la promessa…e qui si gioca la nostra fede.
Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: “A uno di cento
anni può nascere un figlio? E Sara all’età di novant’anni potrà partorire?”
Come per Abramo, Signore accetta anche il nostro riso, che nasce quando fissiamo lo sguardo sulla nostra debolezza, perdendo di vista la tua grandezza.
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