Pensiero sulle letture del 8 aprile
Prima Lettura
Dal libro del profeta Isaia (Is 50,4-9a)
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 68
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
Vangelo
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Probabilmente Giuda è il personaggio più odiato che sia mai nato. Perfino i grandi criminali che hanno lastricato la storia di migliaia di cadaveri, come Hitler o Stalin, o che si sono macchiati di crimini orrendi come Charles Manson, hanno avuto nel tempo i loro estimatori e purtroppo ancora oggi c’è chi ha il coraggio di rifarsi a loro. Ma Giuda no. Il suo nome, rappresentativo dell’intero popolo d’Israele, i giudei, e che all’epoca di Gesù era di larga diffusione tanto che perfino nel ristretto numero dei Discepoli ne troviamo due è diventato, dopo la crocifissione, sinonimo di tradimento: ” Sei un Giuda “!
Nei Vangeli viene immediatamente presentato in modo negativo, quando nell’elenco dei discepoli viene nominato per ultimo e fin da subito bollato come ‘ il traditore’. Gli evangelisti non hanno neanche aspettato che il suo ruolo fosse svelato dallo scorrere della narrazione; no! Lui è Giuda, ‘colui che lo tradì’ fin da subito. Anche Pietro nel suo momento più buio ha tradito Gesù rinnegandolo tre volte al verso stridulo di un gallo, e se Gesù non fosse risorto permettendogli di riscattarsi, e che riscatto!, sarebbe stato anche lui un traditore: avrebbe avuto anche lui almeno la decenza di suicidarsi? Ma il tradimento di Pietro viene svelato nel momento in cui avviene, solo anticipato di poco da una drammatica predizione.
Non ci è concesso sapere con sicurezza quali furono i motivi ultimi che lo hanno portato a tradire, non è detto espressamente, ma in fondo che importa, non c’è ragione che regga come giustificazione di un simile comportamento. i Vangeli fanno intendere che il motivo siano state le 30 monete d’argento, ma è possibile che si sia trattato solo di questo, visto anche che, rendendosi conto di ciò che aveva fatto, le ha con teatralità restituite prima d’impiccarsi? L’argomento però è per noi fonte di turbamento, perché inconsciamente ci domandiamo: potrebbe succedere anche a noi? In circostanze e modalità evidentemente del tutto diverse, non potremmo anche noi macchiarci di una nefandezza simile? Forse è anche per questo timore che per tutti Giuda è Giuda e basta, il traditore e nient’altro, intrinsecamente malvagio.
La negatività del suo comportamento non è tanto nell’essersi staccato dal gruppo; quello poteva anche starci. Il discorso di Gesù era veramente difficile, e invitava gli ascoltatori a rimettersi in discussione in maniera radicale, come uomini e come Ebrei; infatti i Vangeli non evitano di informarci che molti di quelli che lo avevano seguito, da un certo momento in poi, si tirarono indietro. Se Giuda, aspettandosi da Gesù una liberazione politica o addirittura armata, sullo stile dei tanti liberatori che già avevano tentato e di altri che tenteranno in seguito, si fosse tirato indietro, sarebbe stato solo uno fra i tanti che non ce l’ha fatta, dimenticato dalla storia ma almeno non ricordato in maniera così infamante. Questo umanamente può starci, appartiene alla libertà che Dio ci ha dato e alla debolezza umana perfino rifiutare il dono di salvezza che ci viene offerto. Ma tradire denunciando alle spalle no.
Questo non è comprensibile neanche impugnando la fragilità umana. Questo appartiene al mistero del Male a cui l’uomo incomprensibilmente si concede.
Scarica le Letture del 8 aprile