QUARTA DOMENICA DI AVVENTO
Parola Chiave: STUPORE
PREGHIERA INIZIALE
Ti aspettiamo, Signore Gesù!
Attendiamo con pazienza la tua venuta,
la tua luce, il tuo messaggio, il tuo amore!
Aiuta a preparare il nostro cuore alla tua venuta,
a riconoscere con gioia la luce che vieni a portare nei nostri angoli bui.
Signore Gesù, vogliamo accoglierti nelle nostre giornate
e con il tuo aiuto saremo anche noi tuoi messaggeri
perché i nostri amici e quanti stanno attorno a noi
possano riconoscere che tu sei il germoglio di Dio
che porta al mondo la speranza.
Amen!
DAL VANGELO SECONDO LUCA
Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
RIFLESSIONE
Nell’ordinario della vita, c’è spazio abbondante per un ultimo atteggiamento, suggerito dal Vangelo di questa domenica di Avvento: quello stupore che risuona nelle parole di Elisabetta al saluto di Maria (“A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”: Lc 1,43) ma che riecheggia anche, e in modo più radicale, nel cantico di lode della Vergine Maria, in quel Magnificat con cui Maria risponde ad Elisabetta.
È lo stupore di chi percepisce il “nuovo” di Dio, atteso pazientemente per secoli e scoperto ora nel suo “scombinare le carte” (abbatte i potenti, umilia i ricchi in questo mondo, per scegliere i poveri e renderli partecipi del suo Regno), nel chiamare a una maternità inattesa la donna anziana e sterile e nel fare, dell’umile Figlia di Sion, la Madre del Santo, del Figlio dell’Altissimo. Nello stupore delle due donne che si incontrano sulle colline di Giudea e danno voce all’alleanza di Dio con i padri, alleanza che ora trapassa nel suo compimento definitivo, si riconosce quella disponibilità di fede che non ha bisogno di prove eclatanti, ma viene condotta da Dio stesso a scoprire i segni tenui, ma fermamente delineati, della sua fedeltà.
Nel saluto ad Elisabetta, Maria porta tutta se stessa: la sua voglia di incontro, lo stupore per ciò che Dio compie nell’altra. Di fronte alla novità propostale da Dio, Maria si apre allo stupore, “magnifica” il Signore perché si fida di Lui, non gli mette condizioni.
Dove abita Dio? Dove lo si incontra? L’incontro tra Maria ed Elisabetta ci aiuta a cambiare prospettiva: con l’incarnazione di Gesù il luogo privilegiato dell’incontro con Dio, il suo vero tempio è la persona stessa, è la relazione tra le persone.
SEGNO
Ci diciamo gli uni gli altri una cosa che ci colpisce o ci stupisce in positivo.
IMPEGNO CONCRETO
E’ una grande scoperta sapere che, come Maria, siamo sacramento di Gesù per gli altri, in modo speciale per il coniuge e i membri della nostra famiglia: in questi giorni che ci separano dal Natale di Gesù viviamo l’incontro con gli altri con stupore, a partire dal saluto del mattino, non dando nulla per scontato o dovuto: scopriremo che Dio scrive pagine sempre nuove nella nostra vita grazie all’altro.
PREGHIERA FINALE
Maria, Vergine del mattino,
nel tuo sguardo apro la mia giornata
densa di imprevisti, piena di provvidenze.
Donami il coraggio
di passi fermi e decisi sulla strada che è Gesù,
senza soste, senza sospiri,
con te accanto.
Colma i miei occhi di stupore
per tutto ciò che mi accadrà di bene o di male,
di gioia o di sofferenza,
per cogliere in tutto i doni e i passi di Dio;
mai lamento o ribellione sporchino le mie labbra,
mai il peccato mi venga a turbare. (Tonino Bello)