Vivere la QUARESIMA: Ritornate a me con tutto il cuore_
Dal SALMO 102 – Inno alla misericordia di Dio
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia;
egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.
Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe.
Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere.
Come l’erba sono i giorni dell’uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce.
Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce.
La grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono.
Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
Ogni mattina alle 7.00 in Casa delle Carità preghiera delle lodi per tutta la Pieve
Ogni Venerdì alle 19.00 dal 19 febbraio in Santa Teresa Via Crucis (sospesa la Messa)
“Ritornate a me con tutto il cuore”
Con queste parole comincia la quaresima; all’origine del cammino quaresimale ci sta la convocazione e la chiamata del Signore. È il Signore che vuole usare misericordia, è il Signore che vuole rinnovare la nostra vita con la forza del suo perdono e della sua grazia. E noi ci lasciamo chiamare, ci lasciamo invitare, e ci mettiamo in cammino in risposta alla sua Parola.
Solo nella convinzione che Dio è ricco di misericordia e di perdono possiamo metterci in atteggiamento di conversione. È l’amore di Dio che ci attira, che ci permette di vergognarci dei nostri egoismi, delle nostre incoerenze, senza cadere nell’avvilimento. Il nostro ritorno è non solo accettato da Dio, ma sollecitato, cercato, favorito, desiderato; appunto come il “papà del figlio prodigo” che corre incontro al figlio appena lo intravede da lontano.
Il cammino quaresimale è un tempo di gioia. Certamente la Quaresima è un tempo di penitenza, di confessione lucida e dolorosa del nostro peccato, ma è soprattutto un cammino di Conversione, e quindi di avvicinamento a Dio. E chiaramente deve esserci gioia nella prospettiva di uscire dalla meschinità del nostro egoismo, e di aprire il cuore a Dio e agli altri e alla vita.
Quello che stiamo vivendo (come dice S. Paolo) «è il momento favorevole è il giorno della salvezza».
E sarebbe da sciocchi non approfittare del “tempo”, lasciare che la nostra vita intristisca nelle vecchie abitudini, nelle sue schiavitù, quando c’è offerto il dono della grazia e della libertà.
La quaresima allora è innanzitutto un dono da parte di Dio:
– per tornare a vivere il nostro battesimo e la vocazione che in esso abbiamo ricevuto ad essere santi nella carità
– per ritornare al Padre e vivere da figli
– per riordinare la nostra vita e convertirci mossi dalla bontà di Dio (come quando ci confessiamo)
– per unire tutto quello che facciamo alla morte e resurrezione di Gesù, che celebreremo nella Pasqua
Come vivere allora il tempo di quaresima?
La vita spirituale e la nostra conversione è qualcosa di concreto, lo sapeva anche Gesù che non ha disdegnato assolutamente le “pratiche” della preghiera, del digiuno e dell’elemosina di cui parla il Vangelo del mercoledì delle ceneri; anzi, le ha vissute in modo molto intenso nella sua vita.
Gesù ci ricorda di viverle come un atto d’amore disinteressato (non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra), nascosto (entra nella tua camera) e gioioso (profumati il capo), senza ipocrisia: non per farsi vedere, per dimostrare qualcosa a noi stessi o tanto peggio agli altri.
In quaresima ci vengono consegnati tre “strumenti” (uniti tra loro) che risanano il nostro rapporto con Dio (la preghiera), con i fratelli (la carità o elemosina) e con noi stessi o i beni (il digiuno).
La preghiera
Proprio perché siamo realmente figli di Dio, abbiamo il diritto di pregare, il diritto di fare arrivare a Dio stesso, la nostra voce. Non possiamo dirci cristiani se non preghiamo tutti i giorni.
La preghiera certo è anche un dovere, ma innanzitutto è una consolazione. Dice che siamo creature bisognose, ma prima ancora dice che siamo figli amati e presi in seria considerazione da Dio. Attraverso la preghiera cresce in noi la certezza che non siamo soli, ma che c’è un volto e un cuore attento alle nostre parole, alle nostre necessità e desideri. Per questo pregare è un dono.
La Quaresima è un momento particolarmente opportuno per dare tempo alla preghiera, per recuperare in noi stessi l’esperienza gioiosa e liberante del silenzio. Sono troppe le parole che ascoltiamo, e spesso sono parole che non illuminano il cuore, ma che lo confondono.
Si prega per vivere la nostra giornata in comunione con Dio, per vincere il male in noi e intorno a noi, per continuare a seminare del bene.
Di più: si prega per diventare come Dio: per guardare, giudicare, agire, pensare, parlare, perdonare, lottare… come Lui, insieme a Lui e per Lui. Se la preghiera è vera ci dona occhi nuovi.
Pregare è amare Dio, è entrare in relazione con Lui, per questo la preghiera è così importante; la preghiera è lo scheletro della nostra vita cristiana; senza la preghiera la vita cristiana rischia di diventare una serie di impegni, di abitudini, di momenti di aggregazione, di tradizioni e belle esperienze, di servizi utili… che prima o poi finiscono. Se manca il rapporto personale con il Signore, manca ciò che fa la differenza, il di più, il vero tesoro. Infine, la preghiera ci aiuta anche a conoscere noi stessi, ad essere più profondi e sensibili; dà luce alle nostre scelte e unità al nostro agire.
Quale impegno potrei prendermi riguardo a questo?
@ Riprendere a ricordarmi di Dio quando mi alzo prima di mangiare e alla sera.
@ Partecipare con fedeltà e attenzione alla Messa la domenica.
@ Leggere il Vangelo del giorno (sottolineando magari ciò che mi colpisce)
@ partecipare ad una messa infrasettimanale o ritagliarmi un tempo di preghiera settimanale
@ partecipare alla preghiera sulle letture della domenica che si fa nelle famiglie
@ proporre in famiglia una piccola preghiera fatta insieme
@ pregare il rosario
Un cammino quaresimale però non sarebbe tale se non ponesse al centro la Carità.
Amare è l’abilità più importante che l’uomo possa acquisire nella sua vita. Imparare ad accogliere il volto dell’altro, di ogni altro, con simpatia non è cosa spontanea. “Spontaneo” è guardare con simpatia chi ci ha fatto del bene. Ma incontrare ogni volto con affetto è un’arte che si impara poco a poco.
La Quaresima è una opportunità grande di purificare lo sguardo con cui vediamo gli atri: che non sia l’occhio della gelosia e dell’invidia, dell’inimicizia o della concorrenza; ma l’occhio che sa vedere oltre nel profondo del cuore, che sa mettersi nei panni degli altri, intuire le loro preoccupazioni, capire le loro esigenze, offrire un’amicizia e una capace di ascolto.
L’impegno della carità in quaresima è per non abituarci ad essere egoisti, freddi, vendicativi, poco gratuiti… non è difficile cadere in queste cose; invece noi siamo chiamati ad imparare ad amare, come siamo stati amati da Dio: in modo fedele, premuroso e misericordioso… “da questo vi riconosceranno”
Non si tratta di “fare” la carità, ma di vivere delle relazioni dove la carità è il criterio del nostro modo di fare; così la definisce Paolo: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.
Quale impegno potrei prendermi riguardo a questo?
@ riprendere a salutare le persone con cui ho un po’ rotto i ponti
@ essere attento a non ferire con il mio modo di fare e di parlare
@ preoccuparmi di chi è più trascurato o escluso
@ non pensare o almeno non parlare male degli altri
@ trattare bene quelli di casa mia
@ dare più spazio alle relazioni
@ farsi vicino alle persone che conosco che soffrono per qualche motivo
@ praticare l’accoglienza e l’ospitalità in famiglia
@ impegnarsi per creare relazioni di comunione lì dove siamo
@ sopportare con pazienza le persone con cui faccio fatica
@ dire la verità con carità
@ chiedersi spesso “Come faresti Gesù?”
Infine il digiuno: sembra una cosa d’altri tempi o legata ad altri fini (sportivi, estetici, di salute…), invece molto importante. Abbiamo una vita satura… come una soluzione in cui non è più possibile introdurre altro; siamo sempre con qualcosa da fare, da vedere, da dire… è difficile che ci sia silenzio ed è raro che si faccia una cosa alla volta fatta bene; soprattutto spesso ci nutriamo di schifezze (non tanto dal punto di vista alimentare), ma dal punto della vita interiore: ci siamo abituati a sciocchezze, volgarità, superficialità, malizia… e sicuramente non ci fanno bene. Anche dal punto di vista del mangiare potremmo essere più attenti a non esagerare, a non sprecare e a rendere grazie o ad offrire una piccola rinuncia come atto di amore per qualcuno, per dare valore alla nostra preghiera per lui.
Quale impegno potrei prendermi riguardo a questo?
@ farmi un programma quotidiano in modo da non sprecare il mio tempo
@ rinunciare a certi programmi stupidi o volgari e spegnere la TV mentre mangiamo
@ privarmi di qualcosa che mi piace per ricordarmi che questo è un tempo particolare offrendo questa rinuncia per il bene mio o di qualcuno o per una situazione che ho nel cuore
@ essere attento all’uso dei soldi e generoso nelle mie cose
L’uomo è cambiamento… ed essere santi significa aver cambiato spesso (Newman) Buona quaresima!