Pensiero sulle letture del 26 marzo
Prima Lettura
Dal libro del profeta Esodo (Es 32,7-14)
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostràti dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto». Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre». Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Salmo Responsoriale
Sal 105
Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo
Si fabbricarono un vitello sull’Oreb,
si prostrarono a una statua di metallo;
scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia erba.
Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili presso il Mar Rosso.
Ed egli li avrebbe sterminati,
se Mosè, il suo eletto,
non si fosse posto sulla breccia davanti a lui
per impedire alla sua collera di distruggerli.
Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò attorno ad Aronne e gli disse: “Facci un Dio che cammini alla nostra testa…”-
Questo è il pensiero, che diventa desiderio e infine richiesta del popolo di Israele ad Aronne, nel tempo in cui Mosè era salito sul monte per essere istruito dal Signore.
Il desiderio del popolo non è malvagio: esprime l’intenzione di stare alla presenza di Dio…ma a modo suo.
Questa decisione del popolo diventa il motivo che dà origine al dialogo tra Mosè e il Signore, riportato nel testo della prima lettura. Un dialogo che si trasforma in discussione: non si capisce più di chi è questo popolo e chi lo ha fatto uscire dall’Egitto: Dio o Mosè?
La sapienza di Mosè riporta al centro le qualità dell’alleanza, dimenticate dal popolo di Israele:
Tu sei l’unico, il Dio della vita, grande nell’amore;
Signore questo popolo è tua proprietà;
Tu per amore hai compiuto in lui prodigi e meraviglie;
Tu sei il Dio della promessa, che non viene meno alla sua fedeltà;
Tu hai liberato Israele dalla schiavitù;
Tu sei custode della storia dell’umanità.
Mosè sembra avere intuito in Dio, ciò che noi abbiamo visto in Gesù; egli è stato nell’attesa del compimento di un Dio che in Gesù sta davanti all’uomo, anzi cammina con lui, si avvicina, si abbassa, si piega, tocca, squote, si consegna perché egli abbia la vita.
Aiutaci Signore a rimanere con fede nella tua fedeltà.
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